Controra #8 - la newsletter un po' a dieta 😑
Controra #8
Rieccoci, mi auguro che tutto vada bene. Mi leggi per la prima volta? Ti consiglio di andare nell'archivio: ti aspetta qualche ora di lettura (potrebbe esserti utile per conoscermi meglio o per ingannare il tempo mentre aspetti che qualcuno risolva il problema dei taxi o, in alternativa, quello dell'insonnia in menopausa). Se invece mi conosci già, sai che in Controra c'è sempre una prima parte dedicata alle chiacchiere ma sai anche che questo è uno spazio nato solo per condividere cose senza la schiavitù degli algoritmi, e quindi anche senza regole (e dove si usano le desinenze del genere a caso, volutamente). Ringraziando il cielo non voglio venderti nulla e non devo seguire un piano editoriale, e quindi posso permettermi il lusso di cambiare abitudini come mi va.
(avrai capito, o avuto conferma da questa introduzione, che tra le mie innumerevoli doti non c'è quella della sintesi)
Quindi, oggi, più che 4 chiacchiere ti lascio una veloce riflessione, che avrebbe dovuto essere molto più lunga e piena dei soliti millemila link ma l'umore è quello che è, e ci sono momenti in cui le parole sono davvero superflue.
A proposito di link e contenuti, una notazione di servizio: una persona si è disiscritta perché non legge facilmente l'inglese. Intanto la ringrazio di aver specificato una motivazione concreta, invece di segnalare come SPAM qualcosa che ovviamente non lo è e che mi costa tempo, tanta ricerca e anche denaro. Poi ti ricordo che esistono tante estensioni per tradurre automaticamente le pagine web, le uso anche io a volte, per esempio questa. Detto ciò, ti lascio a un rapido pensiero, prima di passare a cose più piacevoli. Tempo di lettura: una tisana (che spero vivamente abbia sostituito il tè freddo, dato che mentre scrivo ci sono ancora 25 gradi).
4 chiacchiere *
riflessione velocissima
* mio marito, arrivato alla newsletter numero 7, non aveva ancora capito che il barrato non è un errore ma un vezzo ortografico, spero che per te invece fosse chiaro! :)
In sottofondo: io mi sento così, e tu?
Mi sento così nel senso che la risposta alle mie domande è nel vento, o forse nemmeno c'è. A differenza di quello che accade a molte altre persone, che sanno tutto, hanno capito tutto, possiedono certezze inscalfibili e si rapportano alle tragedie del mondo con una sicumera direttamente proporzionale al loro ego. A differenza anche di quelli - furbette e furbetti del socialino normalmente onniscienti su qualunque cosa e che di questo hanno fatto un mestiere - che, invece, improvvisamente ammutoliscono, timorosi di esporsi e perdere posizionamento. Ecco, a differenza loro, io so di non sapere e mi sforzo ogni santo giorno di imparare il più possibile (attività che richiede moltissimo tempo e cura e attenzione e fatica, e per la quale non è sufficiente leggere due post con grafichette su Instagram); dopodiché, penso anche che la nostra opinione non sia ogni volta necessaria e che, se continuo a non capire, non c'è nulla di male e esiste pur sempre il silenzio. E se il problema per te è il delirio di tifoserie che ci tocca leggere anche di fronte a violenze oscene, che restano tali anche in presenza di millenni di "e però loro", il miglior consiglio per evitare lo spappolamento di fegato alla fine resta sempre lo stesso: lascia perdere.
Io come Siri.
La stanza degli ospiti
Tempo fa raccontavo a qualcuno che mi arrivano talmente tante storie bellissime da ospitare in Controra che a volte sono tentata di aprire uno spin-off (MA NON LO FARO'). Questo anche a parziale giustificazione verso chi ancora aspetta: chiedo perdono, troppi racconti e troppe poche uscite! Non dovrei ricordartelo, a questo punto :), ma la stanza degli ospiti può accogliere anche te: hai una storia di cambiamento che vuoi condividere? Scrivimi! Oggi ospito proprio una mia lettrice: Simona mi ha scritto dopo aver letto la newsletter in cui parlavo del mio imprinting perché si era riconosciuta in quello che scrivevo; mi ha raccontato di quanto una certa abitudine aveva influito sul suo momento di svolta e le ho chiesto di raccontarlo anche a te.
Simona è docente, ricercatrice e formatrice; se vuoi curiosare tra le mille cose che fa, puoi trovarla qui e anche qui.
Ciao Simona, e davvero benvenuta. Raccontami la tua storia.
Ho 53 anni. Ho vissuto tutta la mia infanzia e la mia adolescenza a Parigi, che non avrei mai abbandonato ma che ho dovuto lasciare. La mia formazione è scientifica, ma nella mia biblioteca la letteratura e la filosofia si giocano il predominio sulla matematica e la fisica. Sono stata ricercatrice, insegnante per 25 anni, ma ho da poco avviato una attività autonoma di consulenza, che vedo adesso come il mio destino. Ma, ma, ma... Una vita anfibia, come mi piace definirla. La parola, la lingua e il linguaggio sono negli anni sempre più diventate la tonalità di ciò che sono e che faccio. E infatti adesso credo che il modo migliore di pensare a me stessa sia di definirmi 'autrice'. Scrivo percorsi di formazione, incontro docenti che vogliono essere accompagnati nella loro (che è anche la mia!) professione; scrivo tout court. Mi piace dire che creo narrazioni, unendo elementi che scovo ed affianco; e questo mi fa pienamente sentire 'ricercatrice'. Le possibilità che indago, giorno per giorno, e che voglio comunicare sono quelle che descrivono la scuola e lo studio come luogo e tempo imperdibili che permettono ad ogni studente di diventare chi è.
Il mio blog - che si intitola Lettere ad un (giovane) docente - è nato meno di un anno fa come occasione di riflessione personale ma adesso sono felice di poter dire che è l'appuntamento attesissimo da molti insegnanti che credono come me nella possibilità di una rivoluzione gentile della scuola. Ciò che apprezzano di quello che scrivo è proprio quella commistione di toni e linguaggi che mi definisce da sempre. E, forse, anche l'enorme fiducia che provo nei confronti dei giovani studenti. Essere pagata, da chi decide di abbonarsi, per quello che scrivo è la soddisfazione più grande che posso dire di avere raggiunto.
Tra lettori e lettrici di Controra ci sono molte persone che frequentano il mondo della scuola a vari livelli e che sono certa ti leggeranno con interesse, ma è chiaro che questo è un tema cruciale un po' per tutti. Qual è stato il tuo momento di cambiamento?
Penso proprio di poter dire che sia stato il primo lockdown, la primavera del 2020. Ad una persona profondamente introversa e amante del silenzio come me, non è sembrato vero avere la possibilità di abitare la casa come mai avevo potuto fare prima (nonostante le ore trascorse al pc con gli studenti). E quindi il mio studio, la mia biblioteca, da dove facevo lezione, hanno iniziato a parlarmi. Mi sono chiesta perché tutti quei volumi avessero negli anni trovato posto lì con me, li ho obbligati a dirmi tutto quello che avevano da dire. Poi, ho scritto un breve saggio sulle origini del linguaggio, che inizialmente doveva essere un agile manuale per i miei studenti ma che ho iniziato da subito a trasformare in attività di formazione per le scuole. Intanto mi sorgevano nuove idee, che trascorrevo le giornate a mettere su carta e a trasformare in avventure di conoscenza. Scrivere stava diventando il mio lavoro. Conoscere ed accompagnare gli insegnanti, un corollario imprevisto e alquanto gradito. Mi piace pensare di avere sviluppato una attitudine da mentore.
A questo punto, come sempre, ti chiedo se c’è qualcuno che hai voglia di ringraziare, ripensando al tuo percorso. Spesso non abbiamo occasione di farlo “pubblicamente” e mi fa piacere dare questa possibilità.
Non ho dubbi. Le mie figlie, Beatrice e Letizia. Da sempre, si chiedevano come mai la mamma insegnasse la matematica e trascorresse tutto il tempo libero che aveva a leggere Sofocle, Omero o Aristotele. E soprattutto soffrivano nel vedermi ogni giorno sempre più soffocare tra scartoffie e "si è sempre fatto così". Adesso ritrovano, nella mia attività, quel fascino per la parola che ero sempre andata a cercare. Non a caso, il nickname che ho scelto per il mio profilo Instagram è @epea.pteroenta, locuzione che in greco significa parole alate.
E invece, chi non merita un tuo grazie?
Più d'uno, in realtà...Semplicemente, si tratta di coloro che mi hanno sempre vista confinata nel ruolo dell'insegnante della peggior specie, e che cioè da me si aspettavano e volevano soltanto la ripetizione pedissequa di informazioni e l'adeguamento ad un 'sistema'. Ma, in definitiva, devo ringraziare anche queste persone, per avermi resa consapevole di ciò che non può né deve essere chiunque lavori con i giovani e con la conoscenza.
Ti viene in mente un oggetto o un posto o una canzone o una foto, insomma qualsiasi cosa che simboleggi la tua storia?
Facile. Sono due: due luoghi. Il primo è il mio studio-biblioteca. Per tutto quello che dicevo prima. Si tratta del luogo dove prendono vita, giorno per giorno, le possibilità differenti di conoscenza che poi vado ad esplorare e rendere 'narrazione'. Il secondo è Cagliari, che per me rimarrà sempre quel novembre del 2010, quando mi invitarono al Festival della Scienza e, per due settimane, tenni (più volte al giorno, davanti ad un pubblico che andava dai 6 ai...96 anni!) uno 'spettacolo-esibizione' sulla storia della forza di gravità. Da Aristotele a Newton ad Einstein, racconti ed esperimenti. Penso sia stato il momento più bello della mia vita, a livello professionale, e quando capii che cosa volevo essere davvero da grande.
Un consiglio per chi si trovasse in una situazione simile a quella che hai vissuto?
Convincersi che il vero senso di responsabilità lo abbiamo nei confronti di noi stessi e che solo vivendo fino in fondo per quello che siamo potremo essere testimoni anche per gli altri. Ed anche utili alla società. Sono stata male per molti anni, rinchiusa in un ruolo che era 'mio' soltanto fino ad un certo punto. Ciò che adesso racconto, durante le mie formazioni sull'orientamento, nelle scuole, l'ho vissuto in prima persona su me stessa. Economicamente, non è facile, inutile dirlo. Si fanno molti sacrifici e molte rinunce, anche a livello familiare. Ma non cambierei una virgola di quello che sono diventata in questi ultimi tre anni.
Alla fine, resta sempre il consiglio migliore…Ti lascio chiedendotene un altro: di lettura, visione, viaggio, tema libero!
Il consiglio, banale, di lettura è di (ri)prendere in mano l'Odissea. Tutta. Per immergersi in quella che continuo a credere sia la storia delle storie, che ci insegna in quale direzione guardare per diventare chi si è, cioè per tornare a casa.
D'altra parte, come scriveva Calvino “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Grazie Simona!
Cose da cliccare, guardare, gustare, salvare
(sempre mentre aspetti la cosa dei taxi)
In questi giorni di profonda inquietudine, smarrimento e di cose che non vorremmo vedere, ho ripensato a questo film:
Non tanto perché Jordan Peele è uno dei maestri dell'inquietudine, ma perché la sua è una riflessione potentissima sul potere e sul significato dello sguardo e sulla sua negazione. Ricchissimo di suggestioni visive (meravigliosi gli spazi immensi e avvolgenti, palcoscenici naturali di cose oltre l'immaginabile), è composto anche di tanti strati, da interpretare e su cui riflettere. Non voglio fare spoiler, è molto difficile parlarne senza farlo, io lo trovo perfetto da vedere o rivedere in questo momento complesso in cui spesso sono costretta a osservare cose che rifiuto ma che sento di avere il dovere morale di guardare negli occhi, per (soprav)vivere con dignità. Lo trovi su Sky.
A proposito di cose inimmaginabili, c'è un videogioco retrò a tema Twin Peaks, potevo non dirtelo? E se clicchi sulla foto, puoi leggere la storia del famosissimo poster.
E' chiaro che sulle foto devi cliccare? Spero, anche in questo caso, di sì!
Sempre restando in argomento: l'esistenza assurda e affascinante dei nonplayer characters (ed è subito nostalgia di Westworld)
Le newsletter degli altri. La volta scorsa ti ho parlato di una nl snellissima e opposta alla mia, oggi invece te ne propongo una super piena, si chiama Letterine e mi piace moltissimo, perché è una raccolta di "frammenti" raccolti di qua e di là, come post-it, e presentati senza troppe spiegazioni e spesso senza link (in effetti anche questa è opposta alla mia!).
Mappe davvero brutte, per svagarsi un po'.
Uccelli, invece, bellissimi!
E cori di un certo livello.
Se sei a dieta, non cliccare.
Su Instagram ho una rubrichina intitolata, più o meno, "smetti di seguire gente inutile e sostituiscila con questo". Lo faccio anche qui: secondo me questo profilo potrebbe piacerti.
Anche questo (è pure compatibile con la dieta!)
Un altro, dai, poi basta.
utile memo buttato qui a tradimento
Infine, lo screenshot di oggi sono io che chiacchiero con il bot di Marco Aurelio su Telegram, perché sì, i bot hanno fatto anche cose buone e sicuramente molto più divertenti della fuffa motivazionale che imperversa in giro.
Incredibilmente, per i miei canoni, ho già finito. Tu prenditela comoda, apri e riapri Controra nei momenti di tranquillità, dobbiamo o no ritrovare la PACE? Alla prossima!