Controra #9 - la newsletter francamente un po' stufa 😑
Controra #9
E ciao, buona domenica, sappi che questa Controra autunnale ti arriva sostanzialmente perché il mio Trello esplode di cose da segnalarti; fosse stato per la motivazione ci si rileggeva a dicembre, dato che sono in piena fase "cui prodest?". Tempo di lettura: una tazza di tè mela e cannella che ho preso all'Abbazia di Sant'Antimo, dove francamente amerei richiudermi in questo momento.
(non ti ho chiesto come stai? Puoi rispondermi eh, e io poi ti ri-rispondo, mica come quelli che lo dicono e poi non lo fanno)
4 CHIACCHIERE sul mollare tutto e aprire un chiringuito
sulla stanchezza
Sottofondo banale, ma tocca festeggiare il fatto che piova in autunno, pensa te.
Qualche sera fa: sono a cena con un amico, hai presente quelle persone un po' disilluse ma serafiche e sostanzialmente motivate? Ha un'attività che la sua famiglia porta avanti da generazioni, uno di quei posti che sono un punto fermo per la comunità e dove lavora instancabilmente, per passione e perché ama la sua città. Si siede e vedo che ha gli occhi vuoti. Conoscendolo, mi si accendono tutti i campanelli di allarme esistenti. Mi dice che non ne vale più la pena, la città è morta dopo anni e anni di malgoverno, lo Stato ti strozza di tasse e burocrazia, certe cose non le compra più nessuno.
Facciamo un attimo un passo indietro. Qualche mese fa: sono a un tavolo con varie persone, alcune non le ho mai incontrate prima. Ce n'è una che lavora come me nella PA, si capisce subito che è una che non timbra il cartellino ma si sbatte per trovare il modo di migliorare un po' le cose. Ci confrontiamo sulle comuni disgrazie e la conclusione del suo discorso è: è tutto inutile, aspetto la pensione e basta.
Facciamo un ultimo passo indietro. Ci sono appena state le ultime elezioni: passo molte ore della mia giornata a leccarmi le ferite dialogando sui social con persone della mia bolla e lo faccio con una certa abilità, maturata in decenni di inutili voti a quelli a cui sto dando da mesi altrettanto inutili consigli su Instagram.
Agevolo
La frase che più ricorre nei messaggi che ci scambiamo è: a 'sto giro basta, la prossima volta col cavolo che voto questi - inserisci insulto a caso.
Veniamo a oggi: mentre il povero Mattarella (sant'uomo e nostro unico faro nella notte) tenta disperatamente di ricordare a tutti che l'unica cosa di cui ci dovremmo occupare senza dormirci la notte sono i soldi del PNRR che non riusciamo a spendere, l'Italia intera (senza distinzioni di schieramento) va in visibilio per il post con cui la Meloni ha sfanculato il più fesso del mondo, in arte Giambruno, perché niente unisce il popolo come i panni sporchi sbandierati impulsivamente sui social, come si usa tra le coppie dei famosi in mancanza di meriti.
Questo lunghissimo cappello introduttivo mi serve a farti una altrettanto lunga domanda che mi assilla: il fatto ormai assodato che moltissime persone, anche le più impegnate, le più fiduciose, le meno caratterialmente lamentose, quelle che di fronte alle oscenità che vediamo moltiplicarsi nelle nostre città malgovernate, nel lavoro, nella sanità, nell'informazione, in politica, oscenità che sono sempre le stesse da anni, invece di continuare ad avere fiducia decidono di dire basta, questo fatto, dicevo, è imputabile all'essere noi di mezza età e quindi banalmente stanche ma per fortuna ci sono i giovani? o al fatto che proprio ci siamo rotti i CO@@@ONI, giovani e meno giovani, di tutto e di tutti?
Te lo chiedo perché potresti essere giovane e rassicurarmi con discorsi sul dovere civico e la speranza e la rava e la fava, oppure potresti esserlo meno e rassicurarmi lo stesso, dicendomi che ci sta, non devo sentirmi troppo in colpa. Ti aspetto, mentre mi compare una notizia che non c'è bisogno di commentare.
La stanza degli ospiti
Oggi doppia razione di burro a colazione per la mia ospite (chi sa, sa)! Mariachiara è una di quelle persone che seguo da tempo con piacere per il modo onesto e brillante con cui parla delle tematiche legate al cibo, fornendo molti spunti di riflessioni a chi, come me, non va molto oltre alle informazioni di base rispetto a quello che ha nel piatto. E poi mi piace molto ritrovare nelle sue riflessioni l’eco delle nostre origini meridionali, che mi rendono familiari molti ragionamenti, sentimenti, approcci alla vita. La trovi in tantissimi posti, qui c'è tutto.
Ciao Mariachiara, benvenuta, raccontaci la tua storia.
Ciao Stefania, eh che domandona: ci provo ☺. Oggi ho 43 anni, e i salti che ho fatto sono tanti e diversi:
- Geografici: sono nata in provincia di Salerno, mi sono laureata a Bologna, ho cominciato a lavorare a Milano e ora vivo a Torino. Ho cambiato circa 11 o 12 case, e nemmeno quella di oggi è definitiva.
- Lavoro dal 2005, l’anno in cui mi sono laureata, senza mai essermi fermata se non per fasi di ricerca o malattia. Ho cominciato a Milano, col classico percorso in azienda e poi agenzia, a Torino: non pensavo di diventare freelance, anzi. Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi in biblioteconomia, perché volevo diventare bibliotecaria. Non c’erano però molte occasioni se non cooperative dove lavorare a cottimo: esistevano buoni ruoli per chi volesse lavorare nel marketing, e ai tempi mi piaceva l’idea di una rampante me nel settore comunicazione. Fuori dal lavoro, però, coltivavo i miei veri interessi: scrivere di cibo, organizzare eventi, creare format per aziende. Un po’ alla volta quei progetti, portati avanti sera e weekend, sono diventati una leva per mettermi in proprio, perché sono serviti a creare una prima rete di clienti. Nel 2012 mi sono licenziata e ho aperto partita IVA: ho lavorato tanto nell’influencer marketing, per spostarmi verso il content marketing e la produzione di contenuti. Ho pubblicato due podcast e un libro, e spero di non tenere troppo in sospeso la parte autoriale a lungo.
- Ci tengo a sottolineare due cose: la prima è che ho sempre aspettato di creare delle basi solide per poi licenziarmi. La seconda è che non sempre ci vuole coraggio per licenziarsi, se le aziende in cui lavoriamo sono fragili o gestite male.
- In questo percorso lungo e variegato, ho avuto modo di accantonare quell’idea rampante di me e capire che in fondo non mi rappresentava molto: ho quindi cercato opportunità per crescere come consulente e creator, come autrice e podcaster. Oggi svolgo tutti questi lavori, insieme, e sono convinta che cercare un’idea unitaria di sé sia una truffa che facciamo alla nostra umanità.
Questo è molto vero e mi sembra un’idea sana di “multitasking”, che non dovrebbe essere l’incastro forzato e affannoso di impegni e liste di cose da fare ma la migliore espressione del nostro essere sfaccettati. Qual è stato il tuo momento di svolta?
Di momenti di svolta ne ho avuti tanti, perché tra i 30 e i 40 anni siamo costretti a cambiare pelle, città, lingua più volte durante il nostro percorso: se ti devo raccontare una storia che mi ha cambiata, credo che sia stata quella che ho scelto di raccontare relativamente al mio divorzio. Divorziamo in tant*, divorziamo spesso: io ho aspettato un paio di anni, e poi ho scelto di scriverne a lungo. Prima in un lungo articolo su Medium e poi nel primo episodio di Lingua, il mio primo podcast per Storytel. Per me è stato un passaggio tra una vita online con determinati paletti a un’altra in cui ho abbracciato la mia vulnerabilità, pure lì con diversi paletti: da quel momento ho permesso che l’empatia che avevo fatto entrare in quel periodo della mia vita influenzasse altre sfere, dal lavoro alle relazioni alla gestione dei contenuti. Non pensavo che avrei mai mostrato certe cose, e invece, quando è accaduto, ha travolto un’idea molto radicata nella persona che ero: quella per cui il mio valore passava dal merito, e che il merito veniva stabilito dall’adesione e il raggiungimento di certi traguardi sociali. Il matrimonio, i figli, la casa, lo stipendio, l’auto. Che ti devo dire: sono cresciuta in una società borghese ☺. Da quel momento ho permesso a certe idee di sgretolarsi, di far entrare una tenerezza maggiore nei miei riguardi e anche degli altri, di cominciare un percorso di consapevolezza che è quella che mi ha reso più me. Insomma: raccontare del mio divorzio è stata una scelta che ha avuto un impatto in tutte le sfere della mia vita, professionali e personali.
Rileggendoti, penso a quanto sia importante dare una forma di racconto - e quindi di condivisione - alle scelte di cambiamento che facciamo, perché spesso solo raccontandole riusciamo a conferirle loro una dimensione di ordine e pienezza che sia utile per noi stesse e anche magari per gli altri. E, in effetti, è quello che provo a fare in questo spazio. C’è qualcuno che senti di voler ringraziare, ripensando al tuo percorso?
A livello professionale, di sicuro il team di Storytel, che mi ha incoraggiata a raccontare quella storia. A livello personale, la mia terapeuta che mi ha aiutato ad avere maggiore consapevolezza.
E invece, qualcuno che non devi ringraziare?
Sono una persona che dimentica tutto, quindi non è una domanda a cui so darti una risposta.
Beata te! Hai un oggetto o un posto o una canzone o una foto, insomma qualcosa che simboleggi la tua storia?
La parete con i miei quadri, e quando ho cominciato ad appenderli. È stato quando ho cominciato a diventare famiglia di me stessa.
Bellissima…Cosa diresti a chi si trovasse in una situazione simile alla tua?
Chiediti cosa cambierebbe se ti comportassi in maniera opposta a come hai fatto finora, e rimani per un po’ in quella sensazione di libertà. Su cosa fare dopo, se condividere attimi di spaesamento o tenerli per te, non mi permetto di intervenire: ma sullo stare su una sponda diversa sì, perché spostarsi è l’inizio di un movimento.
Termino chiedendoti un consiglio: una cosa che ti piace e vuoi condividere con chi legge. E grazie!
Ecco qui il consiglio: https://commestibile.substack.com, una newsletter che racconta cosa è la ristorazione, in una maniera che non è solo per gli addetti ai lavori.
Cose da cliccare, guardare, gustare, salvare
(per esempio mentre aspetti un taxi)
Dunque, in teoria tra un po' sarebbe Halloween e quindi periodo di zucche, fantasmi e compagnia bella, ma avrai notato certamente anche tu che in giro c'è molta stanchezza anche su questo (magari anche perché fino a ieri eravamo in maniche corte?). Se però brami un'indigestione di contenuti a tema, sul mio profilo Instagram ci sono delle storie in evidenza piene di perle, compresa la mia preferita, che è questa qui (anche la foto sotto non è male).
Dice il Guardian che dobbiamo essere più positivi; per esempio, non aspettarci sempre che la gente voglia fregarci. Per carità, condivisibile. Così come il saggio consiglio di avere in generale più fiducia nelle persone, che spesso sono meglio di come le pensiamo.
Non così spesso, ecco.
Altre conferme alla convinzione che non ne possiamo più: dice il NYT che gli psichiatri hanno una nuova gatta dal pelare.
Le newsletter degli altri. Barocco e i suoi fratelli è uno degli appuntamenti che, oltre a farmi imparare un sacco di cose, mi divertono di più, e la presentazione che ne fa Giorgia mi pare spieghi bene perché: "una newsletter a cadenza mensile su tutto ciò che è barocco che arriverà portata a cavallo da Philippe d'Orléans mascherato da Re di Persia ogni ultimo mercoledì del mese".
Non essendo mai troppo tardi per capire cosa vogliamo fare da grandi (io per esempio vorrò fare tante cose, i 50 sono i nuovi 30 no?), ti consiglio questo podcast di Domitilla Ferrari, autrice anche di una delle mie newsletter preferite di sempre.
E se sei in ansia perché senti di non avere uno scopo, NON esserlo!
Che ne diresti di scrivere una lettera alla te del futuro? Potresti raccontare di quanto stavamo impicciati nel 2023 e sperare di rileggerla in un contesto migliore (indovina cosa sto pensando).
LONG READ. Le cose migliori da leggere sono quelle a cui continui a pensare in continuazione, che ti aggrovigliano pensieri e viscere e nelle quali ti riconosci. Questa qui mi ha anche commossa moltissimo.
Una di quelle canzoni come non se ne fanno più, qui in duetto.
Lo sapevi che esistono cannoni spara nuvole? Clicca qui:
E poi:
502 ricette, un po' vintage.
Una bellissima, sempre vintage.
Cavalli in Kazakistan.
Alzati, alza anche il volume e muoviti un po'.
Ora goditi questa illustrazione.
20 minuti di occhi a cuore.
Infine, lo screenshot di oggi: questa poesia di Wislawa Szymborska sulla Lattaia di Veermer la salvo anche qui come se fosse una preghiera laica; il mio pensiero è costantemente rivolto alle sofferenze in Medio Oriente, sono sicura che sia lo stesso anche per te.
Noi ci risentiamo a dicembre, con una Controra speciale che sarà dedicata interamente al Natale. Faremo l'albero insieme a un gruppetto di amiche e amici: ognuno di loro porterà un decoro e, spero, anche un po' di quello spirito di calore e vicinanza che quest'anno serve più che mai. A presto!