Controra #2 La newsletter che fa le pulizie🧹
Controra #2
Rieccomi, ciao! Come stai? Io oscillo tra l'angoscia per i fatti dell'Emilia, che percepisco di inaudita gravità e spero segnino un cambio di passo nelle politiche relative al cambiamento climatico, lo sfruttamento del suolo e la prevenzione, e la quasi certezza di essere in mano alla classe politica tra le più mediocri di sempre (senza distinzioni di appartenenza). Quindi, immagina.
Sono contenta di saperti di nuovo qui, o per la prima volta gironzolante nella casa di Controra. C'è un comodo archivio, dove puoi recuperare le uscite precedenti e sì, lo so che gli archivi non li visita quasi mai nessuno, ma questo spazio nasce con lo scopo di lasciarti tanti spunti (spero) interessanti e quindi potresti approfittarne mentre vai a lavoro o ti fai una maschera o aspetti che si cuocia la pasta. Nasce anche per distrarci un po' e riflettere insieme (cioè, io rifletto e immagino che tu lo faccia con me).
Non sui fatti di attualità o sull'ultima polemica esplosa da qualche parte, per quello ci sono altri luoghi più adatti, ma su pensieri ricorrenti nei quali voglio mettere ordine. Oggi parleremo di questo, fare ordine e pulizia dove regna il caos. Prendi scopa e paletta e cominciamo.
4 Chiacchiere (sul magico potere del defollow)
Sottofondo: una playlist per contrastare il frastuono dei social network
Confesso che ho gongolato quando, qualche tempo fa, Marie Kondo, la paladina del riordino, ha ammesso che sì, è molto divertente riordinare i calzini a forma di sushi, meditare sulla gioia che ci ha dato quella vecchia paletta in silicone e rendere le nostre case instagrammabili, almeno finché non ti ritrovi con neonati urlanti, body sporchi di rigurgito e cacca o le energie sotto ai piedi, consumate dalle follie della pre-adolescenza. Ho gongolato perché, essendo una brutta persona, provo letizia quando si scoprono gli altarini di certe produttrici di fuffa. Non perché il lavoro della personal organizer lo sia, anzi: se fatto con onestà, intelligenza e inventiva può aiutare moltissimo chi non ha nelle proprie corde il concetto di ordine, chi non ha tempo di dedicarsi con impegno e dedizione a quei vasi di Pandora che spesso sono i nostri armadi e chi non conosce tutte le ultime e geniali novità in termini di arredo e complementi dedicati all’organizzazione di abiti e oggetti.
Ma perché detesto certe derive, che ti spacciano banalità per lampi di genio e marketing per sostanza. Queste derive sono quelle che ormai da qualche anno imperversano sui social, piattaforme che per loro natura favoriscono un certo modo di comunicare che può creare dipendenza. Derive che non esistono solo nell'ambito del decluttering, ma ovunque: la fuffa regna sovrana e infesta praticamente ogni settore, dalla cucina al costume, dal make-up al wellness, non c'è argomento senza un'influencer/guru/maestro di riferimento che ti spaccia consigli infallibili, tutorial e trucchetti dall'alto del suo piedistallo. Persino alcuni ambiti un tempo considerati appannaggio solo di chi avesse alle spalle anni di studio matto e disperatissimo o di impegno sociale, come la politica, l'attivismo, la medicina e la legge sono ormai campo di battaglia tra personaggi che si sfidano a colpi di balletti e grafiche fatte su Canva.
Circa un anno dopo avere aperto il mio profilo su Instagram, ho iniziato a fare una cosa, che poi è diventata una rubrica, che poi è diventata in parte questa newsletter: ogni giorno, o quasi, condividevo le #storiesimperdibilidelgiorno. Tu calcola 5 storie selezionate ogni giorno, per quasi tre anni, e capirai perché posso affermare di sapere di cosa parlo. In quel periodo ho attraversato, come molti, le diverse fasi di frequentazione dei social: 1) all'inizio c'è la curiosità e il divertimento, la fascinazione per persone e fenomeni: ho dato fiducia, ho concesso tempo, ho fatto il tifo. 2) dopo un po', lentamente ma inesorabilmente, hanno iniziato ad affiorare dubbi, ho imparato a verificare le fonti, a sgamare inconsistenze. 3) durante la Pandemia ho iniziato a fare pulizia, smettendo di seguire decine di profili che non mi davano nulla, se non un inutile rumore di fondo. Ora tu penserai che questo sia un pippone contro le/gli influencer e invece no, penso però che si debba ridisegnare il perimetro di questa professione - perché lo è - e ritrovare la giusta prospettiva: non stiamo parlando di salvare le sorti del mondo ma la questione ha la sua importanza, soprattutto per le nuove generazioni.
Seguire influncer ormai fa parte del nostre orizzonte di intrattenimento e informazione, può far bene allo spirito e all'umore e, in qualche caso, può servire anche a scoprire qualcosa di nuovo o approfondire temi che ci interessano. A me va benissimo essere influenzata, non ci vedo niente di male, non soffro di ansia da confronto MA ho smesso di seguire decine di soliti noti perché va bene tutto, ma il mio "segui" è prezioso e dipende da che diamine fai nella vita e dal livello di fiducia e scambio che riesci a instaurare con la community che ti segue. Perché dico che è prezioso: banalmente, perché contribuisce ad alimentare il sistema delle metriche che è quello su cui si fonda l'auto legittimazione di sé di molti personaggi e su cui purtroppo, ancora si basano molto le aziende quando devono scegliere a chi affidare le proprie campagne di marketing (anche se qualcosa sta cambiando). Qualche tempo fa, ho letto su questo argomento un articolo illuminante:
Ha confermato la mia idea che i numeri non significano nulla in termini di competenza o capacità ma sono solo un orpello funzionale a costruirsi uno storytelling. E se ti stai chiedendo se dal numero di follower dipenda o meno la capacità di "conversione" dell'influencer - cioè di trasformare quei follower in acquirenti/lettori/spettatori ecc. ecc. - me lo sono chiesto anche io e ho girato la domanda direttamente a Laura Fontana, l'autrice dell'articolo. Laura è una delle persone che seguo per restare sempre aggiornata su temi come questo e mi ha spiegato che, pur non essendoci metodi di calcolo univoci sull'argomento, esistono dei dati abbastanza chiari (ti rimando a lei, se vuoi approfondire), soprattutto questo:
E quindi: cosa rende credibili? Cosa merita il mio tempo? Non certi numeri, non il chiacchiericcio e le polemiche alimentate ad arte, non le bolle e i cerchi magici, ma la sacra triade: competenza, serietà, onestà. Mi fido del tuo giudizio se ti reputo affidabile, se produci contenuti in maniera composta, gradevole e approfondita, anche se hai cento follower e ti conosco solo perché ci scambiamo messaggi con meme idioti, o boni, o insulti ai politici. Quando inizio a chiedermi: ma questa che fa nella vita oltre a spacchettare, sproloquiare sull'argomento del giorno, zompare allegramente dal fuffattivismo (esiste per questo un girone dell'inferno ad hoc, ne sono certa) alle mutande perfette? Perché scrive libri, non c'era la crisi della carta (lo so perché, non cavilliamo)? Cosa mi comunica? Come mi arricchisce? Perché il cielo non la fulmina per l'ennesima fesseria sparata dal pulpito su cui l'abbiamo messa?
E soprattutto quando mi dico: CHE NOIA, ecco, vuol dire che posso serenamente consegnare il suo nome all'oblio. Io oggi uso i social network in un modo diverso, vuoi mettere il guilty pleasure di guardare video sul restauro di tazzine, o conoscere George il wombato o rilassarsi con il rumore dell'incenso? C'è vita oltre alla Ferragni e ai suoi cambi di look, basta provare. Poi non dirmi che non te l'avevo detto quando, di fuffa in fuffa, la prossima invitata a Sanremo sarà una come lei.
La stanza degli ospiti
“La vita è bella.” Dora è arrivata da me con queste parole e sono davvero felice di ospitarla oggi nella mia stanza degli ospiti, uno spazio che è sempre esistito nella mia mente quando ho iniziato a pensare a questa newsletter e che nasce dalla certezza che la condivisione di storie e percorsi di persone qualunque, come noi, sia uno strumento di consapevolezza e conforto potentissimo.
Ti ricordo che questa stanza potrebbe ospitare anche te.
Se ne vuoi parlare, scrivimi.
Ciao Dora, benvenuta, qual è la tua storia?
Ad agosto compirò cinquant’anni. Sono sposata da 23 anni. Sono biologa, e ho lavorato più di vent’anni per aziende farmaceutiche. Ho sempre avuto la passione del nuoto e a 18 anni sono diventata istruttrice di nuoto FIN e bagnina; questo mi ha permesso di lavorare durante l’università e pagarmi gli studi. Mi sono sempre ritenuta fortunata perché avevo salute e lavoro, ma non ero particolarmente contenta e dentro di me c’era sempre quella vocina che diceva: Dora non ti lamentare, abbassa la testa e vai avanti. Come se questo mito del sacrificio fosse sempre lì, presente. Ma sono accaduti due avvenimenti inaspettati nella mia vita, che mi hanno mostrato che potevo evitare di accontentarmi e che dovevo scegliere.
Raccontaceli.
Il primo avvenimento riguarda la mia salute. Dopo aver perso nel corso degli anni due membri della mia famiglia per cancro alla mammella, mia mamma a sessant’anni e mio zio a ottanta, scopro di essere portatrice della mutazione genetica BRCA1, una mutazione che aumenta esponenzialmente il rischio di cancro al seno, rispetto alla popolazione generale. Così, dopo una valutazione con genetista, senologa, ginecologi e dopo molti esami diagnostici, ho deciso per la prevenzione chirurgica. Alla fine del 2018 ho subito una mastectomia bilaterale, isterectomia ed ovariectomia. In pratica questo mi ha portato a entrare in menopausa precoce e a ritrovarmi in un corpo che non riconoscevo più allo specchio. Ho le protesi ai seni, ma vedevo cicatrici e forme diverse da quelle di prima.
Oscillavo, quindi, tra la gioia di sentirmi fortunata per aver potuto prevenire un eventuale malattia e il disagio di non avere più ciò che nella mia testa era il simbolo della mia femminilità. C'è voluto un po’ di tempo a elaborare questi sentimenti, ma mi sono resa conto che sono stata coraggiosa e che sono IO, Dora, anche senza quei “pezzi” e che sto molto bene! La seconda cosa che mi è accaduta è successa due anni fa. A mio marito è stata fatta un’offerta di lavoro in Inghilterra. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di trasferirci entrambi, e questo ha ovviamente significato lasciare il mio lavoro e il mio Paese. Mi sono informata prima per capire cosa potessi fare in UK e sono tornata al mio vecchio amore, il nuoto. Quasi senza rendermene conto le mie ricerche si spostavano sempre più verso quel settore. Così, prima di partire, mi sono iscritta ad una società che gestisce la formazione degli istruttori di nuoto a livello internazionale e mi sono quindi trasferita a Cambridge. Mi sono iscritta ai corsi e agli esami che mi avrebbero permesso di avere la certificazione necessaria per lavorare e ce l’ho fatta!
Ho due brevetti che mi permettono di lavorare come istruttrice di nuoto e allenatrice. Insomma, sono arrivata a fine luglio 2021 a Cambridge e ai primi di settembre ho iniziato lavorare in un’accademia di nuoto e ho già ricevuto tre aumenti di stipendio senza nemmeno chiederli … cosa ben diversa da quella a cui ero abituata. Tutto ciò, nonostante mi stessi facendo lo sgambetto da sola dicendomi: non troverò niente perché ho cinquant’anni, perché sono straniera, perché forse non so abbastanza bene l’inglese.
Invece erano tutte scuse perché avevo paura di quello che non conoscevo. Poteva succedere quello che temevo, chiaramente, ma in realtà è accaduto il contrario: ho scoperto che avevo della capacità che ignoravo e che mi hanno sorpreso e un ambiente lavorativo soddisfacente e corretto.
Immaginami alzare gli occhi al cielo pensando a chi fa il percorso inverso e arriva da expat in Italia… C’è qualcuno che senti, oggi, di dover ringraziare?
Fondamentalmente me stessa per averci provato, ma anche un marito che mi vuole bene e mi accompagna nelle scelte di vita, ma senza forzature e intromissioni, e anche un contesto di amici e famiglia che mi abbraccia e mi supporta.
E, al contrario, qualcuno da non ringraziare?
Non riesco a pensare a nessuno da non ringraziare.
Perché anche la me stessa di 20 anni fa, giovane adulta un po’ impaurita dal cambiamento, comunque mi ha fatto arrivare dove sono ora. Quindi va bene così. Mi concentro su chi ringraziare. Cioè famiglia, marito e amici di cui non sentivo di dover soddisfare le aspettative, ma con i quali ho potuto essere me stessa.
Ti viene in mente un oggetto o un posto o una canzone o una foto, insomma qualsiasi cosa che simboleggia la tua storia?
Forse questa foto. Sono in Inghilterra, vicino al mare che amo, con già il mio corpo post operazione e menopausa e il sorriso. Quindi questa foto sono proprio io.
Un consiglio per chi si trovasse in una situazione simile alla tua?
A me è servito provarci, fare un passo verso qualcosa di sconosciuto ma comunque con un piano, un progetto, studiando, valutando, confrontando, analizzando ma sapendo che, nonostante il mio solito approccio analitico, ci sono state tante variabili che mi hanno stupita, come ad esempio la ricchezza di incontrare persone di un nuovo paese e apprezzarne la diversità da me, oppure scoprire un marito e una famiglia accudenti quando ne avevo bisogno.
A me oggi sta andando tutto alla grande ma poteva non succedere e so che, comunque, tutto mi sarebbe servito e avrei aggiustato eventualmente il tiro. Come, probabilmente, dovrò fare in futuro.
Quindi mi sento di dire: fate quel passo se potete! Al netto di come andrà, servirà.
Cose da cliccare, guardare, gustare, salvare
Qualche lettura. L'assassino è tra le righe è un divertente e ingegnoso tentativo di riscrivere le regole canoniche del genere, pur in presenza di una trama che più classica non si può: cittadina inglese, un omicidio, una fittissima rete di sospettati. Dovrai investigare, insieme a due studentesse di legge, leggendo con molta attenzione le email e i messaggi che compongono il 99% del libro e seguirle nel loro tentativo di confutare una confessione di colpevolezza. E poi una chicca, l'ultimo libro della rimpianta Chiara Frugoni. Ti consiglio A letto nel Medioevo soprattutto se non hai mai letto niente di suo perché è un esempio perfetto del suo metodo di studio e analisi basato sulle fonti iconografiche. Le splendide illustrazioni, ricche di colori e dettagli nascosti, ci accompagnano nella scoperta di tutti i significati e le funzioni che il letto svolgeva in un periodo storico ancora ricchissimo di cose da scoprire. Grande divulgazione e grande divertimento.
A proposito di antichità: il profilo twitter dell'archeologa Nina Willburger, ricco di foto e informazioni
In cerca di qualcosa di nuovo da imparare? Qui trovi una guida al paper folding che pare non sia da confondere con l'origami...
Serie tv: con mio enorme giubilo, su Paramount + è cominciata la seconda stagione di una delle serie più belle viste l'anno scorso e passata un po' sotto silenzio. From è una small town mistery, un po' King, un po' Lost, confezionata ottimamente dai fratelli Russo, quelli degli Avengers. Opprimente, paurosa al punto giusto (occhio però, la mia asticella del terrore è altissima, quindi non mi assumo responsabilità!), davvero intrigante e con un cast ben scelto e con punte eccellenti (lui l'hai riconosciuto?)
Se invece cerchi qualcos'altro che ti distragga dalla tentazione di curiosare nelle storie di qualche influencer ospitata in resort di lusso per fare 4 storie in croce con il sedere di fuori, ecco a te la filatrice di lana (AMO)
Poi un profilo appena scoperto, tutto da esplorare
E, chiaramente, l'immancabile panda rotolante
Infine, lo screenshot di oggi, con l'unico Guru che riconosco (grazie Paola!):
Uff, che carrellata! Spero che tu sia tra quelli che hanno risposto alla mia richiesta della volta precedente, confermandomi che Controra va bene esattamente com'è: LUNGHISSIMA. Se invece ti ritrovassi qui con il fiatone, ricordati che qui vige una sola regola: nessuna fretta, leggi quando vuoi (non è vero, ne vige anche un altra, che metto qui mentre mando un pensiero affettuoso alla nostra Marie: questo è un posto da vivere senza regole e regolette e senza salutare le cose che stiamo per pensionare, figuriamoci le persone che buttiamo nell’indifferenziata). Alla prossima!