Accomodati nella dépendance di Controra. Te l’hanno inoltrata? Puoi iscriverti qui.
In questo spazio troverai racconti di vite che hanno cambiato direzione, di idee e piani che, a un certo punto, hanno preso una forma diversa. Qui si rifugge la retorica del se vuoi puoi, perché la vita è questione di scelte ma anche di svolte fortunate. Vuoi raccontarmi la tua storia? Scrivimi!
"Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: è il coraggio di continuare che conta." Winston Churchill
Ciao, buona domenica. Evviva le persone che quando dici loro “scrivimi!”, capiscono che non è una frase fatta, buttata lì per concludere la newsletter, e anche che io poi ci rimango male se nessuno raccoglie l’invito. Come invece ha fatto Loredana Cecchini che mi ha regalato la sua storia di cambiamento. Sono certa che, dopo averla letta, penserai anche tu che è perfetta per questo spazio e in completa sintonia con i motivi che mi hanno spinta a scrivere Controra.
Loredana la trovi qui, nel blog che ha creato dopo aver cambiato rotta.
Ciao Loredana, accomodati e raccontaci la tua storia.
Ciao Stefania e grazie per avermi accolta nella tua Stanza degli Ospiti.
La mia storia è fatta di parecchi cambiamenti, più o meno significativi, che hanno dato forma a un percorso costellato di “punto e a capo”. Cambi di città, di lavoro, di conoscenze, di obiettivi, di pensieri. Oserei dire che la cosa più stabile e costante nella mia vita è stata proprio il cambiamento. Può sembrare un paradosso, ma è così. L’ho sempre assecondato, seguendo l’intreccio dei fili che pian piano hanno disegnato la mia trama. Seguendo il filo del lavoro, mi sono spostata dalla provincia di Ascoli, dove sono nata, all’Emilia-Romagna: Bologna prima e Rimini poi.
Una laurea in lingue, qualche lungo soggiorno-studio in Inghilterra e in Russia, la naturale inclinazione alle relazioni interpersonali, il carattere accogliente e disponibile mi hanno portata spesso a lavorare a contatto con il pubblico sia italiano che internazionale: ricevimento d’hotel, agenzia viaggi, uffici turistici, check-in aeroportuale, accompagnatrice turistica ma anche qualche noiosissima esperienza d’ufficio. Tutto è servito, ogni esperienza è stata utile alle successive. Un po’ come nella vita, per crescere servono sia le cose belle che quelle brutte.
Quando è avvenuto il tuo cambiamento?
Come dicevo, i cambiamenti sono stati diversi ma quello che voglio condividere qui è uno del tutto imprevisto che ha avuto conseguenze importanti, sia pratiche che psicologiche. Nel 2015 l’azienda per cui lavoravo è fallita e sono stata licenziata. Avevo 49 anni e da 21 lavoravo in maniera continuativa. D’improvviso mi sono ritrovata come sul ciglio di un burrone senza sapere bene cosa fare per non finirci dentro. Il mondo del lavoro era completamente cambiato e l’arrivo del digitale aveva rivoluzionato le modalità di ricerca lavoro. Ai “miei tempi” si rispondeva agli annunci pubblicati sui giornali...oramai preistoria!
Il grande scoglio da affrontare è stato non lasciarmi travolgere dalla voce comune che, a 50 anni, mi considerava ormai troppo vecchia per trovare un nuovo lavoro, e i miei 50 anni erano letteralmente dietro l’angolo. Ovunque, dai media agli amici e conoscenti, sentivo dire che gli over 50 erano una categoria senza speranza di reimpiego. Non c'era più posto per noi nel mondo del lavoro. Ricordo perfettamente gli sguardi compassionevoli intorno a me. Era come se la lettera di licenziamento mi avesse trasformata da persona capace e stimata, a inadatta a qualsiasi ruolo. Così, nel giro di 24 ore. Il mio bagaglio di esperienze e competenze sembrava aver perso valore dall’oggi al domani!
Lo stillicidio di messaggi negativi, nel mio caso cinquantenni senza speranza, ripetuto giorno dopo giorno, diventa pericoloso perché si insinua nella mente e si radica. A lungo andare si rischia di crederci e di rinunciare a cercare un nuovo lavoro pensando sia inutile farlo, tanto oramai si è senza speranza. Per fortuna, io non ci ho creduto, non ci ho voluto credere e non mi sono arresa.
Un giorno, ascoltando un telegiornale che ripeteva la solita opprimente narrativa dei cinquantenni senza speranza, è scattata in me una ribellione incontenibile. Ho deciso di cercare persone che invece ce l’avevano fatta a trovare un nuovo lavoro. E se nessuno raccontava quelle storie, allora l’avrei fatto io.
Ed è così che è nato RiScatto 5.0, un blog dove racconto le storie di cinquantenni che sono riusciti a reinventarsi professionalmente. La prima persona che ho ospitato nel blog è stata Donatella, che ha iniziato un nuovo lavoro a 59 anni. Non male, vero? Tutte le persone che ho intervistato sono state felici di condividere la loro esperienza, dimostrando coi fatti che non è vero che dopo i 50 anni non ci sia più speranza di ricominciare. Le loro storie mi hanno dato coraggio e fiducia. E se hanno aiutato me, possono aiutare tutti quelli nella stessa situazione. Il mio blog, anche se è una piccolissima goccia nel mare, prova ad andare controcorrente raccontando una realtà diversa, bella e positiva.
Invertire la narrazione sul ricominciare a qualsiasi età è possibile grazie al contributo di ogni piccola goccia, e mi fa piacere ospitare la tua. C’è qualcuno che oggi vorresti ringraziare?
Mi fa piacere ringraziare Nicoletta Donati, che nel 2016 mi scelse per lavorare d’estate negli uffici turistici di Rimini. Da quel momento è iniziata una collaborazione stagionale che non si è mai interrotta. Conservo ancora una sua email del 2019 in cui mi scriveva che, se si fosse presentata l’occasione, le avrebbe fatto piacere stabilizzare il rapporto di lavoro. Ecco, quella occasione è arrivata dopo 5 anni e Nicoletta ha mantenuto la sua parola. Quindi, “grazie Nico!”
E invece qualcuno che ha remato contro?
Tutti quelli che hanno preso impegni con me e poi se ne sono dimenticati, incuranti delle conseguenze. Quelli che mi hanno fatto proposte di lavoro indegne, e quelli che hanno cestinato il mio curriculum fermandosi alla data di nascita. Ne ho incontrati diversi, ma non vale la pena fare i nomi, alcuni neanche li ricordo più.
Quando l’umore ha bisogno di una spintarella, c’è qualcuno che ti ispira o a cui pensi?
Andiamo dritti dritti dentro al cuore. Penso a tre parole che mio padre mi disse tanti anni fa, quando mi accompagnò in stazione per prendere il treno verso Macerata, dove studiavo. Scendendo dalla nostra Fiat 127 rossa, nel salutarmi, mi disse “non ti arrendere”. Io, in quel momento, non capii. Non stavo attraversando nessuna crisi esistenziale, non avevo bisogno di incoraggiamento: ero una studentessa di lingue che se la cavava piuttosto bene e viveva serenamente i suoi vent’anni. Quindi, perché proprio quelle parole?
La risposta è arrivata molti anni dopo, quando quelle stesse parole sono diventate il mio sostegno nei momenti di fragilità e mi viene la tentazione di gettare la spugna. Mi rivedo scendere dalla Fiat 127 rossa, ripenso a quella frase, e riparto. Mio padre sapeva che nella vita, prima o poi, quelle parole sarebbero servite.
Mentre mi asciugo una lacrimuccia, ti chiedo di parlarci di un oggetto o un luogo o una canzone o una foto, insomma qualcosa che simboleggi la tua storia.
Un giocattolo della mia infanzia: Ercolino sempre in piedi. Un simpatico pupazzetto gonfiabile che ti regalavano con la raccolta punti della Galbani. La base veniva riempita con l’acqua per cui, quando lo colpivi, oscillava ma tornava sempre in piedi. Direi che rappresenta bene le mie cadute e risalite, le ri-cadute e risalite, le ri-ri-cadute e risalite. Oggi sono un po’ acciaccata, ma comunque in piedi.
Lascia qui un consiglio per chi si trovasse in una situazione simile a quella che hai vissuto tu, o che daresti alla Loredana del passato.
Consiglio numero 1: dare ascolto soltanto a quella vocina interiore che richiama all’ordine qualità positive della natura umana: curiosità, sfida, voglia di riscatto e sano amore per sé stessi. E da lì, ricominciare. Ricominciare con la consapevolezza che esistono le frane. Averne affrontata una non ci mette al riparo da nuovi smottamenti ma ci insegna a convivere con l’incertezza. Gli incidenti di percorso mostrano la fluidità della vita, bisogna essere pronti a cambiare ogni volta che il terreno sotto i piedi frana. Facile? No. Possibile? Sì.
Consiglio numero 2 (super importante!): tapparsi le orecchie quando qualcuno, che non vive la nostra situazione, si mette a dare consigli, parla per luoghi comuni o, peggio ancora, pregiudizi. Dobbiamo tenerci lontano, anzi lontanisssimo, da chi ci mette dei limiti con parole che svalutano, demotivano o fanno dubitare di noi stessi. Crederci, è davvero un attimo.
Consigliaci l’ultima cosa che ti ha veramente colpito: un libro, un viaggio, una serie tv, un film, una canzone, quello che vuoi.
Non so scegliere una sola cosa, quindi eccone tre.
Un viaggio:
La Valle dell’Omo, nel sud dell’Etiopia. Un posto straordinario, pieno di bimbi gioiosi e gente incredibilmente generosa, che vive in totale armonia con la natura e con tradizioni arcaiche. È sorprendente vedere che, a poche ore di volo da casa mia, esistano tribù indigene che vivono completamente fuori dal tempo, fuori dagli schemi, oserei dire fuori da tutto ciò che per noi è scontato. È stata un’esperienza bellissima e indimenticabile!
Un film:
Perfect Days di Wim Wenders, uno di quei film che mi porto dentro. Un’opera piena di poesia che racconta come una vita semplice ed essenziale, se vissuta con consapevolezza, possa essere piena di soddisfazione. In un’epoca in cui sembra che nulla sia mai abbastanza, ho trovato questo film meraviglioso per il modo in cui racconta la ricchezza delle piccole cose.
Un consiglio spassionato:
“Start before you are ready” (comincia prima di essere pronto). Questa è una delle regole di Marie Forleo, imprenditrice e autrice americana che seguo da tanto tempo. Se aspettiamo che tutto sia perfetto prima di iniziare, non cominceremo mai e resteremo fermi sulla linea di partenza tutta la vita. È un concetto che ho ritrovato anche nel libro che sto leggendo adesso, Let my people go surfing di Yvon Chouinard, il fondatore di Patagonia. In un passaggio scrive: “Fai subito il primo passo. Se la cosa sembra funzionare, ne fai un altro. Impara facendo”. E credo che sia proprio così: a volte bisogna buttarsi, agire e imparare strada facendo.
Io ringrazio Loredana e spero che la sua storia possa convincere lettori e lettrici di Controra che pensano, come mi ha confidato lei, che quando si tratta delle proprie esperienze “sembra tutto un po’ banale”, che non è assolutamente così.
E, quindi, come faccio ogni mese, a te che leggi ricordo che la prossima stanza potrebbe ospitare la tua storia, se ti va; ma puoi anche suggerirmi di invitare qualcuno che ne abbia una davvero imperdibile! A presto, 🌸
Grazie a te e alla tua preziosa ospite🙏
Che boccata d’aria!