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In questo spazio troverai racconti di vite che hanno cambiato direzione, di idee e piani che, a un certo punto, hanno preso una forma diversa. Qui si rifugge la retorica del se vuoi puoi, perché la vita è questione di scelte ma anche di svolte fortunate. Vuoi raccontarmi la tua storia? Scrivimi!
"La bellezza non è qualcosa di fisico. È qualcosa che senti, un'energia, uno spirito." Iman Mohamed Abdulmajid
Ciao, buona domenica. Oggi parliamo di bellezza, e di un cammino che nasce da quella fisica e arriva a quella dello spirito, la vera ricchezza e la più grande fonte di accettazione di sé. E’ venuta a trovarmi Tanya Gervasi, che di bellezza se ne intende, come leggerai e come potrai anche vedere. Io però te la presento con la foto di questo suo post, che trovo splendida e molto adatta a raccontare la sua storia di cambiamento.
Tanya puoi trovarla qui, sul suo sito IN HER GENIUS, e sul blog Una Gastronoma a Londra.
Ciao Tanya, benvenuta. Accomodati e raccontaci la tua storia.
Santo cielo! Provo a essere breve… ma da dove cominciare? Mi chiamo Tanya Gervasi, figlia di Lena, nipote di Rema. Sono nata una notte d’inverno a Minsk, Bielorussia, ma dall’età di cinque anni sono cresciuta a Giaveno, un piccolo paese in Piemonte. Mio padre, Angelo, è di origini siciliane ma cresciuto a Torino.
Vorrei dire di essere stata una bambina come tutte le altre, ma non sarebbe vero. Forse per via delle mie origini, forse per il mio temperamento, mi sentivo diversa. Alle elementari, nel collegio delle suore, ero più alta di tutti, magrissima, timida fino al silenzio. Eppure, naturalmente atletica. Alle medie, tra libri e sogni, scopro un interesse per la magia e lo coltivo come posso. Poi, a 12 anni, accade qualcosa che cambia tutto. Mia madre e un parrucchiere intravedono in me un potenziale. Lui, che stava aprendo una casa di moda, mi propone due servizi fotografici di prova. Ed è lì che scopro un lato di me inaspettato: davanti all’obiettivo la timidezza scompare. So dove guardare, come muovermi. Nelle foto dimostro molti più anni di quelli che ho. Ma la vera scoperta è un’altra: gli altri sono attratti da questa "altra me", la ragazza delle immagini, quella che esiste sui set, negli hotel, sempre perfetta. E così trovo un modo per rimanere nascosta. Dai 12 ai 17 anni lavoro per diverse campagne importanti, poso più volte per Vogue Italia.
A scuola si abituano a vedermi sui cartelloni pubblicitari. La mia agenzia ha grandi aspettative, fino a quando la mia taglia cambia: da una 40 passo a una 42. All'improvviso, divento invisibile. Ricordo il mio ultimo servizio per Gioia: due modelle, io e una ragazza francese. La art director mi fa i complimenti per il viso, poi mi sussurra quanto non sopporti le modelle francesi. Poco dopo, però, scopre che entro solo in un look. La mia presenza sul set si riduce a quello: scatto un solo outfit e vengo mandata via. Nessuna lettera di licenziamento, nessun addio ufficiale. Il telefono semplicemente smette di suonare. Oggi una taglia 40 è quasi curvy, una 42 lo è di sicuro. All'epoca, era semplicemente "troppo".

Durante l’ultimo anno di liceo, mio padre mi fa scoprire un articolo su Vanity Fair: parlava di modelle curvy, di accettazione del proprio corpo. Elena Mirò cercava un nuovo volto. Il tempismo era dalla mia parte. Il mercato curvy era ancora agli inizi e c’erano pochissime modelle capaci di fare davvero quel lavoro.
(Mi inserisco un attimo perché penso sia necessario chiarire a chi legge quello a cui neanche io volevo credere quando abbiamo iniziato a lavorare insieme a questa intervista. E cioè che le foto bellissime che stiamo osservando sono considerate da modella curvy. Questo, insieme al suo racconto, spero renda l’idea della gravità del problema che si nasconde dietro l’ipocrisia della body positivity e dell’inclusività nel campo della moda. Ma andiamo avanti).
La carriera che pensavo finita riprende con ancora più ritmo. Sembrava l’occasione perfetta, la possibilità di essere finalmente "me stessa". Ma la verità era un’altra. Il gioco dei centimetri non era cambiato, si era solo fatto più grande. Non ero più una modella "regular", ero diventata una chimera: la versione di me stessa che gli altri volevano vedere. Non sapevo ancora cosa fare della mia vita, così mi presi un anno di pausa per dedicarmi alla moda. Immaginavo viaggi, palestra, cibo sano. Ma ben presto scoprii che fare la modella a tempo pieno era persino più noioso del corso di interpretariato a cui mi ero iscritta dopo il liceo (e abbandonato dopo un semestre).
Ancora una volta, mio padre mi manda un articolo che cambia il mio percorso: parla dell'Università di Scienze Gastronomiche. È un’illuminazione. Scopro la mia passione per lo storytelling e il giornalismo gastronomico.
Per tre anni mi divido tra università, set fotografici, studio extra per recuperare le assenze e scrittura per vari giornali online, tra cui Vogue.it. Poi, laurea in tasca, parto per New York. Ciao! Seguiranno dieci anni con la valigia sempre pronta, tra New York, Londra, Milano, Istanbul. La vita che pensavo di fare prima della laurea, in realtà la vivo dopo. Lavoro come modella per 23 anni.
Ma c’è una verità scomoda: per più della metà della mia vita, ho indossato i panni di donne pensate da altri. Ho prestato il mio corpo a storie raccontate da uomini. E a un certo punto qualcosa cambia. Non ci credo più. Non riesco a vendere tutte queste bugie imbastite alle altre donne. Non mi è possibile ignorare l’impatto del mio lavoro sulle altre donne, e soprattutto su me stessa.
Ricordo perfettamente il mio ultimo servizio per La Redoute, una campagna di lingerie. Eravamo in tre, il fotografo voleva catturare un momento "naturale": noi, sedute su un divano, in intimo, a chiacchierare come vecchie amiche. Mi sembrava un’idea stupida! Ho interpretato la parte con disinvoltura, come sempre, ma dentro provavo un senso di vuoto, un disagio difficile da spiegare. Era come se, all’improvviso, mi fossi resa conto della mia esposizione, della mia vulnerabilità. Stare lì, seminuda, mentre mani estranee sistemavano ogni piega del tessuto e ogni ciocca di capelli, mi faceva sentire esposta in un modo che non riuscivo più a tollerare. Mi ero trasferita a Londra da poco quando, una mattina, mi sono svegliata e ho scritto alla mia agente: "Chiudo con la moda.”. Quella fine è stata il vero inizio (citando involontariamente Tiziano Terzani). Da quel momento sono entrata in una sorta di crisi identitaria, che donna sono?
E quindi ecco il tuo momento di cambiamento. Dicci di più.
Se una decisione non cambia la vita, allora non è davvero una decisione. Quando il mondo si è fermato qualche anno fa, il lavoro da modella era diventato obsoleto e io rifiutavo qualsiasi richiesta di scattare da casa. Così ho iniziato a esplorare le mie capacità e a mettere insieme tutte le esperienze lavorative, anche le più brevi, al di fuori della moda. È stato allora che mi sono resa conto di essere perfetta per lavorare con i bambini. Il mio primo impiego ufficiale è stato come tata e, dopo tre mesi, ho deciso di chiudere definitivamente con la moda. Per due anni e mezzo ho lavorato come tata e cuoca personale.
Nel frattempo, ho iniziato a riflettere sulle donne che ammiro, quelle che ai miei occhi avevano trovato la loro strada, il loro posto nel mondo. Da questa intuizione è nato il mio blog, IN HER GENIUS, un progetto dedicato a raccontare le loro storie. Dopo l’esperienza come tata, ho iniziato a lavorare in un piccolo deli sotto casa, riscoprendo la mia passione per la cultura del cibo e la gastronomia. Gestire un negozio mi piaceva moltissimo! Così, per altri due anni, ho lavorato in diversi deli (e persino in un fruttivendolo), continuando a intervistare donne straordinarie. Dietro la semplicità della loro quotidianità, scoprivo percorsi incredibili che mi ispiravano a guardare più in profondità anche nella mia vita. Ancora non sapevo esattamente cosa volessi fare, ma una cosa era chiara: tutte queste donne avevano trovato la loro strada seguendo percorsi non lineari, spesso etichettate come “too much”, esagerate. Ho deciso di trasformare questa idea nel motto di IN HER GENIUS: She lives with too muchness & little sense.
In quegli anni ho divorato biografie e autobiografie di donne poco conosciute, e me ne sono innamorata. Scoprire le loro storie mi ha aiutata a fare pace con le tante sfaccettature della mia personalità e a sentirmi più libera. In perfetto stile IN HER GENIUS, ho iniziato a pubblicare libri. Il primo è stato un racconto per bambini scritto da me e illustrato dalla mia amica Michela Chiarelli. Lo abbiamo pubblicato senza troppe pretese, e mi è sembrato naturale che fosse IN HER GENIUS a diventare la nostra casa editrice. Da lì ho iniziato a tradurre e pubblicare in inglese i libri di Michela sulla spiritualità, testi che amavo sin da quando li avevo scoperti a trent’anni e che ritenevo meritassero di uscire dai confini italiani. Inoltre, Michela è stata – e continua a essere – una guida spirituale per me, oltre che una grande amica.
Dopo due anni e 42 interviste, ho smesso di raccontare le storie delle altre donne perché finalmente avevo trovato me stessa e ciò che mi appassiona davvero. Ho imparato a seguire la logica del mio cuore e dei miei interessi personali. Oggi lavoro in un deli a Londra, traduco e pubblico libri su spiritualità e magia e scrivo Una Gastronoma a Londra, un blog in italiano dedicato alla cultura gastronomica londinese (un mondo tutto da scoprire!).
Credo fermamente che le donne abbiano bisogno di conoscere le storie di altre donne. È fondamentale sapere come altre hanno superato ostacoli simili ai nostri, poter leggere le loro esperienze e trarne forza. Per cinque anni, dopo aver lasciato la moda, mi sono nutrita di biografie e documentari su donne straordinarie. Ancora oggi, quando mi trovo in difficoltà e mi sembra di non farcela, ho sempre, sempre un nome che mi torna in mente. Qualcuna che, con i miei stessi mezzi, ce l’ha fatta. E questo mi dà la forza di andare avanti.
Ti capisco bene. Come ti ho detto quando ci siamo conosciute, io scrivo e intervisto perché ricerca e condivisione sono il mio rifugio e perché credo fortissimamente nel potere salvifico delle storie. Pensa a qualcuno che vuoi ringraziare.
Vuoi un discorso in stile Miss Italia? Ringrazio… ;) Scherzi a parte, il primo grazie va a me stessa. Poi ai miei genitori e ai miei fratelli, che affrontano con me queste montagne russe e che, forti come sono, non hanno bisogno che li protegga. Al mio compagno, che conosce e accetta ogni mia sfumatura. Alla mia grande amica Michela, che nella mia vita è tutto: amica, guida spirituale, maestra e poi di nuovo amica. A Emma, per i nostri infiniti vocali da 30 minuti che rendono più leggere le giornate di lavoro. Alle quattro donne del IN HER GENIUS BookClub, per l'amicizia profonda che ci lega e per la libertà che ci concediamo nel condividere pensieri, idee e opinioni, ben oltre i libri. E infine, al Team Manga di IN HER GENIUS, un meraviglioso incubatore di idee, progetti e confronto tra me, Michela e Tiziana.
Qualcuno che NON vuoi ringraziare?
Gli stronzi.
Ottimo 🤣. C’è qualcuno che ti ispira o a cui pensi quando l’umore ha bisogno di una spintarella?
Di recente penso spesso a mia nonna, che chiamo affettuosamente babu, e alla sua immensa capacità di accettare la vita così com’è, il presente, con tutte le sue sfumature. Se lei ci riesce, allora posso farlo anche io. E poi penso a tutte le donne che ho intervistato per IN HER GENIUS: sono loro la mia vera ispirazione.
Pensa a un oggetto o un luogo o una canzone o una foto, insomma a qualsiasi cosa che simboleggi la tua storia.
Uno zaino e la piuma mi rappresentano molto.
Un consiglio per chi si trovasse in una situazione simile a quella che hai vissuto tu, o che daresti alla Tanya del passato.
Trova un’altra donna che ce l’ha fatta.
Infine, consigliaci l’ultima cosa che ti ha veramente colpito: un libro, un viaggio, una serie tv, un film, una canzone, quello che vuoi.
The Marvelous Mrs. Maisel è la serie più magnifica degli ultimi anni. E poi i libri letti e amati dal mio IN HER GENIUS BookClub:
Io ringrazio Tanya e, a te che leggi, ricordo che la prossima stanza potrebbe ospitare la tua storia, se ti va; ma puoi anche suggerirmi di invitare qualcuno che ne abbia una davvero imperdibile! A presto, 🌸
Che meraviglia questi racconti di vite vissute. Grazie mille
Sempre meravigliose queste storie! Grazie 🌺