“Vale più una parola al momento giusto che cento nel momento sbagliato.” Ciao, buona domenica, la citazione è di Miguel de Cervantes e questa è Controra, la newsletter che potrebbe sopravvivere molto più a lungo della sua tenutaria. Se non fosse che giocare con Gemini e compagnia bella inquina in maniera devastante, avrei materiale per andarmi a chiudere in qualche ricovero per insonni emicraniche e scrivere newsletter per due anni appaltando tutto a qualche IA, come vedo fare in giro da qualche collega (molta perplessità su questo, ti dirò); per fortuna, la mia stanchezza è addolcita dalle parole che sono arrivate, al momento giusto, dopo le uscite settembrine sui Superpoteri, tipo queste:
Lo dico spesso: le risposte di chi mi legge sono vitali per me, mi aiutano a tenere la barra dritta e a sapere che dall’altra parte c’è qualcuno. A proposito, condivido qui i risultato del sondaggio sul Taccuino, che sommato al 100% di “teniamolo” di quello fatto su Instagram, significa che per adesso resterà.
Questo è il momento giusto anche per fare delle belle passeggiate autunnali, quindi ecco qui qualcosa di adatto e poi cominciamo sul serio:
Non è vero, prima mi squilla un promemoria (per me, ma pure per te):
Controra è piena di link e va gustata con calma, anche in giorni diversi. Non mi piace spiegare ogni volta come funziona, e perché è nata, e perché è fatta così, e chi sono io ecc., ecc. Che noia! Di questo ho parlato recentemente qui. Sei d’accordo?
4 chiacchiere (sul momento giusto, e poi passiamo a una novità)
Ultimamente ho pensato spesso “sarebbe proprio il momento giusto per…”. Ti lascio qui velocissimi spunti di riflessione, magari fammi sapere che ne pensi lasciando un commento. Smettere di partecipare a riunioni inutili, non dare per scontate le persone che lavorano per noi o con noi e che fanno la differenza, e applicare la santa “regola dei due minuti” (se una cosa la puoi fare in due minuti, falla) a cose che non siano il lavoro: ti viene in mente un amico ascoltando una canzone? Diglielo. C’è qualcuno che aspetta una tua risposta rapida? Perché farlo aspettare? C’è qualche piccolo lavoretto casalingo velocissimo da fare? Non rimandarlo, perché poi quel quadro da appendere rimarrà lì per mesi…non credi che molte cose andrebbero meglio se si facesse così in tutto? E infine, ho pensato che oggi potrebbe essere anche il momento giusto per rivedere il concetto di sentimento poco nobile. Io sono stata educata con questa principio un po’ borghese (e quindi un po’ ipocrita e fonte di innumerevoli gastriti) del “è volgare, non si fa” quando vorresti tanto svergognare quelli che si mettono sul piedistallo della virtù e poi difettano delle regole di base della buona educazione. E sì, sto parlando di blasonati personaggi famosi nelle accademie, nei circoli giusti, nei panel, nei Ted o sui social e che tirano bidoni INCREDIBILI, con la stessa nonchalance con cui accusano la gente di essere mediamente rimbambita e “che fatica divulgare saggezza, signora mia!” Ne ho parlato qui:
Ho smesso di dedicare loro il mio tempo, ho accolto la consapevolezza che non c’è niente di male a dirne malissimo nelle sedi giuste (lo so che lo fanno tutti, ma a me, appunto, sembrava meschino) e soprattutto loro hanno perso la mia stima, che forse è ancora peggio (una cosa tipo questa; e con l’occasione ricordiamo che c’è sempre un Sorkin giusto al momento giusto).
Ma ora, passiamo a persone che meritano e a una nuova rubrica in Controra, felicità!
Fuori dalla bolla 🚪
Oggi inauguro questo nuovo spazio, di cui scrivevo qui: ci facciamo una passeggiata fuori casa, in un posto poco conosciuto. Magari scoprirai qualcosa di nuovo che vorrai approfondire anche tu; io ti porto con me per dare sfogo alla mia curiosità in compagnia.
In occasione della COP28, forse avrai visto anche tu la foto di Meloni con il Primo Ministro indiano Modi, foto che ha spopolato con l’hashtag #melodi, perché guai se non hashattagghiamo tutto. Guardandola pensavo a quanto l’India sia presente nel discorso pubblico - non fosse altro che per le dimensioni immense del Paese, per il suo ruolo nei delicati equilibri geopolitici, per le drammatiche vicende legate ai fenomeni migratori e anche per le questioni legate al cambiamento climatico - e quanto poco in realtà sappiamo di questo luogo così lontano e così “altro” da noi, pieno di contrasti, storia, drammi e bellezza che fatichiamo a comprendere davvero. Ho chiesto quindi aiuto a Matteo Miavaldi, giornalista esperto di cose indiane, già autore del podcast Altri Orienti prodotto da Chora Media. Oggi collabora con varie testate nazionali, soprattutto Il Manifesto, per cui scrive e parla di India e Asia Meridionale.
Ciao Matteo, benvenuto in Controra. Puoi raccontare il tuo percorso a chi non ti conosce?
Ciao Stefania e grazie per il gentile invito. Dunque, in India ci sono arrivato un po’ per caso, è stata una sorpresa inaspettata di un percorso che avevo immaginato lievemente diverso. Dopo le scuole superiori mi sono trasferito a Roma a studiare lingue orientali alla Sapienza, indirizzo cinese, e dopo la triennale ho lavorato un anno a Pechino come traduttore facendo i primi passi nel giornalismo. Al termine del contratto ho deciso di seguire la mia compagna di allora, che aveva vinto una borsa di dottorato per fare ricerca nella campagna del Bengala occidentale, in India. Ho lasciato la Cina e mi sono trasferito con lei in una piccola cittadina dell’India rurale a un paio d’ore di treno da Kolkata (Calcutta). La storia con la mia compagna è finita ma quella con l’India era appena iniziata: ci sono rimasto sette anni, di cui quattro a New Delhi, e da allora non ho mai smesso di occuparmene per la stampa italiana.
Mi rendo conto di quanto sia difficile, ma proviamoci: immagina di dover preparare una specie di starter kit per chi volesse approcciarsi alla conoscenza delle cose indiane. Puoi suggerire libri, fonti giornalistiche e storiche, podcast e anche altre persone da seguire.
Partirei dalle puntate del podcast Altri Orienti dedicate all’India, che ho scritto quando lavoravo per Chora Media. In un episodio abbiamo consigliato anche un libro secondo me molto utile per farsi un’idea dell’India che di solito non si vede da turisti: è l’Età del Male di Deepti Kapoor, tradotto in italiano da Alfredo Colitto e pubblicato l’anno scorso da Einaudi. Sulle fonti giornalistiche purtroppo in Italia di India si parla ancora molto poco, ma ci sono persone molto brave che ne scrivono con cognizione di causa, ad esempio Maria Tavernini su Altraeconomia. In inglese per assurdo c’è il problema opposto: l’India è il Paese più popoloso del mondo, ci vivono 1,4 miliardi di persone, e quindi il grado di approfondimento della migliore stampa locale di solito può essere un po’ ostico per un lettore meno esperto di cose indiane, che non è tenuto a conoscere tutti i nomi delle decine di partiti che compongono il parlamento indiano o le peculiarità locali - talvolta estremamente locali, tipo le recenti elezioni locali dell’Haryana - su cui via via si concentrano le migliore menti del giornalismo indiano. Una buona via di mezzo può essere seguire penne come quella di Rana Ayyub o gli articoli che escono sui grandi media anglofoni (BBC, New York Times, Guardian, Al Jazeera…) pensati e scritti per un pubblico internazionale curioso ma non esperto. Quando si inizia ad avere un po’ più di dimestichezza coi temi indiani si può passare alla stampa indipendente indiana, soprattutto The Wire e Scroll.in.
Quali sono oggi, secondo te, il più grande punto di forza dell’India e la sua più grande debolezza?
Il punto di forza, e direi anche di orgoglio, è l’altissima considerazione che centinaia di milioni di persone hanno per l’assetto democratico dell’India. Spesso la democrazia indiana ha vissuto fasi complicate, in cui i princìpi multiculturali, multietnici e multiconfessionali su cui l’India era stata fondata nel 1947 sono stati indeboliti da una classe politica sedotta dall’autoritarismo. E ogni volta, è successo anche alle ultime elezioni nazionali di giugno 2024, l’elettorato indiano si è fatto sentire e ha provato a frenare le derive antidemocratiche. La più grande debolezza è che in un Paese complesso come l’India, con problemi sistemici enormi e di difficilissima risoluzione - disoccupazione, lotta alla povertà, discriminazioni di genere, di classe, di casta e religiose - la tentazione autoritaria è molto forte. Ciclicamente emerge questa voglia di individuare un uomo forte (soprattutto uomo, ma succede anche con le donne) che accentri su di sé il potere e metta a posto le cose. Tenere la barra dritta non è facile e il rischio di svolte antidemocratiche è sempre dietro l’angolo, con conseguenze che sarebbero catastrofiche sia per la popolazione indiana sia per gli equilibri geopolitici dell’area, come minimo.
Personaggi della politica o della cultura indiane da tenere d’occhio?
Da dieci anni il primo ministro Narendra Modi è l’uomo da tenere d’occhio per capire e interpretare i rischi delle pulsioni autoritarie di cui sopra. Dall’altro lato dello spettro ci sono intellettuali coraggiosi come Arundhati Roy - in Italia celebre per il suo Il dio delle piccole cose ma ormai da anni impegnata in interventi molto politici e molto acuti sullo stato delle cose dell’India di oggi - che offrono spunti e chiavi di lettura molto interessanti e bucano una propaganda governativa che si è fatta progressivamente sempre più asfissiante anche fuori dall’India.
Argomento spinoso: il turismo “inconsapevole”. Ci lasci qualche consiglio per prepararsi a un viaggio in India sicuro e rispettoso di cultura e tradizioni? E magari dacci qualche spunto su cose davvero imperdibili e poco conosciute, andiamo oltre gli stereotipi.
È un tema molto spinoso soprattutto perché gran parte del settore turistico indiano è costruito appositamente per dare a un pubblico occidentale un’esperienza di gioia, lusso ed esotismo che schermi dalle realtà più difficili ed eticamente problematiche con le quali in India, partendo dalla nostra posizione privilegiata, dovremmo altrimenti fare i conti. Fermo restando che ognuno va dove gli pare e, nel limite del proprio gusto, può fare quello che gli pare, sarebbe auspicabile non abbandonarsi alla pornografia della povertà: niente foto ai bambini che “guarda come sorridono anche se non hanno niente”, perché sorridono solo a noi occidentali e non per un’incontenibile gioia di vederci. Al primo giro di India è consigliabile affidarsi a delle guide - non necessariamente indiane: i social network sono pieni di persone, anche italiane, che organizzano tour consapevoli e rispettosi e anche se la sicurezza matematica di affidarsi a persone “serie” non la si può avere scorrendo solo il feed di Instagram, anche solo basandosi sulla comunicazione social si può fare una bella scrematura. Personalmente, se metti una foto tua con una bambina o un bambino vestito di stracci per farmi vedere quant’è bella l’India e quanto tu ti sia integrato/a, penso che sia meglio rivolgersi altrove. Un consiglio che mi sta molto a cuore, soprattutto per chi atterra a New Delhi e se ne scappa subito perché “è un incubo e non c’è niente da vedere”: gli elefanti, i santoni e i templi hindu a Delhi non ci sono, ma è la culla di una cultura musulmana mozzafiato che è parte integrante della storia dell’Asia meridionale e merita di essere approfondita. Su tutto, non perdetevi la Dargah di Nizamuddin, un luogo di culto sincretico che attira musulmani e hindu da mezza Asia.
Argomento ancora più spinoso: il rischio fuffa legato alle discipline orientali. Recentemente, ho partecipato a una sessione di meditazione in cui venivano “suonati” diversi strumenti (Gong, campane tibetane, koshi chime, bastone della pioggia e compagnia bella), un accostamento di provenienze geografiche diverse che è l’esempio perfetto dell'approssimazione che si incontra quando ci si approccia a pratiche tipo lo yoga o, appunto, la meditazione. Io sono consapevole della mia ignoranza, e partecipo a queste attività godendomi le buone pratiche senza innervosirmi troppo quando intuisco la scarsa preparazione, ma la mia pazienza ha vacillato quando l’operatrice è passata dall’OM a cantare “Fratello Sole, Sorella Luna”, mentre in sottofondo rimbombava il frastuono di una persona che russava a un volume indescrivibile. Una scena surreale a metà tra Zalone e Sorrentino. Anche su questo argomento ti chiedo qualche consiglio per approfondire. Io intanto, leggendo questo tuo post, ho scoperto un legame tra yoga e politica di cui non sapevo assolutamente nulla…
Si torna a quello che dicevo prima: ognuno è libero di raccontarsi l’Asia e la spiritualità che gli pare, ma bisogna sapere che quel modo di insegnare yoga, o di meditare, o di fare un mischione continentale di pratiche provenienti da culture molto diverse, non è l’unico modo per approcciarsi alla spiritualità e/o allo yoga, anche inteso solo come esercizio fisico benefico. Per ogni dieci - o cento - insegnanti di yoga che promuovono una pratica pseudo new age, con le preghiere in sanscrito, i chakra e le energie di Madre Terra che scorrono sotto al tappetino, esistono persone che offrono lezioni di yoga meno esotiche e altrettanto benefiche; cercatele! Sugli intrecci tra yoga e politica, dobbiamo pensare che in origine lo yoga era una pratica ascetica in cui l’esercizio fisico era solo un aspetto di un percorso spirituale e devozionale molto, molto più impegnativo. Lo è ancora, per chi vuole, ma coi decenni si è codificato anche uno yoga meno impegnativo e più western friendly attorno al quale girano un sacco di soldi e che viene sfruttato dal soft power indiano per raccontarci quell’India saggia, spirituale, rispettosa e, soprattutto, innocua che piace tanto a noi occidentali. Dietro a questo racconto però esiste un’India ambiziosa, che vuole diventare una superpotenza e che sta attraversando un periodo complicato dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Credo sia importante tenerlo sempre a mente.
Consigli da PRO, per chi davvero volesse approfondire, magari anche per motivi di studio o lavoro.
Per lavoro ho appena finito di leggere un bel testo accademico in inglese su yoga, politica, neoliberismo ed estremismo hindu. L’ha scritto Andrea Jain e si intitola Peace, Love and Yoga: credo possa essere uno strumento utile per chi pratica e insegna yoga e ha interesse a praticarlo e insegnarlo in modo politicamente più consapevole. Un altro libro molto denso ma molto scorrevole per approfondire la portata storica del colonialismo britannico in India - che ha aperto crepe profondissime ancora presenti nell’India di oggi - è Anarchia di William Darlymple (tradotto dall’inglese da Svevo D’Onofrio), pubblicato qualche anno fa da Adelphi.
Ti ringrazio davvero del tuo tempo e ti chiedo un’ultima cosa: se dovessi scegliere una cosa sola, una foto, un ricordo, un luogo…quale sarebbe?
Giovedì sera al tramonto seduto davanti all’entrata della Dargah di Nizamuddin ad ascoltare un concerto sufi circondato da persone indiane di religioni, origini e culture diverse, unite davanti alla musica.
Cose da cliccare, guardare, gustare, salvare
(“Eh, ma non ho tempo”. Sicura/o? Ti vedo che stai sempre a scrollare inutilità sui social.)
Le Nl degli altri: Home is a cup of tea, è il titolo del post che mi ha fatto scoprire Dandelion seeds una delle mie newsletter preferite, per la grazia delle immagini e dei racconti, una vera coccola da leggere con calma, assaporando ogni dettaglio: i racconti, le atmosfere, le illustrazioni, le riflessioni che suscita. Io spesso la lascio aperta in una finestra secondaria di Chrome e ogni tanto ci torno. E’ lo stesso spirito con cui ti consiglio di leggere Controra, funziona molto bene così!
Letture: quest’estate l’ho trascorsa in compagnia della trilogia delle città di Don Winslow, che pare diventerà un film con Austin Butler (🎉).
Un’epica noir - come è stata definita da molti - la saga sulla mafia italo-irlandese del New England è accompagnata da citazioni dei poemi classici, perché a essi dichiaratamente si ispira, in questa storia di guerra, redenzione, cadute e rinascite narrate con la lingua dura e secca che chi ama l’autore conosce bene. E’ anche l’addio di Winslow alla scrittura (molto piangere per il saluto finale ai lettori): dopo una carriera incredibile ha dichiarato di volersi dedicare solo alla personalissima guerra al suo nemico numero UNO. Seguilo su X e ne saprai di più.
Sempre a proposito di tempi e momenti giusti, ripesco un mio vecchio consiglio su un romanzo ormai classico, da recuperare se non l’hai letto (o da rileggere per ammirarne la perfetta ingegneria).
Schermi: cosa c’è di meglio, in queste sere finalmente sotto al plaid, che imbarcarsi in una serie crime british con tutti i crismi, che puoi trovare su SKY.
Io ADORO le atmosfere tipo piccola città di provincia inglese, umida, deprimente e piena di gente vestita malissimo e che beve troppo. Ne ho parlato già. La storia è quella di Catharine, poliziotta quarantenne lontanissima dagli stereotipi classici del genere ma con un carisma incredibile (merito della bravura della strepitosa Sarah Lancashire) che si ritroverà a gestire una complicata rete di vicende criminose che la coinvolgeranno anche personalmente, ottimamente inserite in una sceneggiatura a tinte foschissime, dura, spietata e assolutamente credibile. Tre stagioni memorabili che ti appassioneranno. E se sei fan di Harry Potter, ci sono un paio di sorpresone…
Se invece preferisci un film, ti consiglio questo, che trovi su Disney+ e, a pagamento, un po’ ovunque.
Candidato a 3 Oscar e vincitore di molti premi, traspone sullo schermo il libro di Lee Israel, autrice di memorie caduta in disgrazia. Nella Manhattan degli anni ‘90, Lee, afflitta da problemi di alcool e di soldi, cerca una via di uscita come falsaria di lettere di personaggi famosi da vendere a caro prezzo, scoprendo di essere molto più brava in questo che nella scrittura delle loro vite. La truffa è durata qualche anno e chiaramente è finita male, ma ha dato all’autrice l’occasione di scrivere un’autobiografia di enorme successo, la sua. L’ho trovato una riflessione molto intelligente e onesta sull’autenticità, o meglio, su quanto la finzione possa a volte essere meglio dell’originale cui si ispira. “Sono una Dorothy Parker migliore di Dorothy Parker”, come ha dichiarato più volte la Israel. Tom Ripley sarebbe certamente d’accordo.
E ora i soliti link, che a te sembreranno tantissimi ma ti farei vedere il mio archivio…
Di questi tempi, 100 anni fa, nasceva Truman Capote. La cosa più bella che ho letto tra le tante pubblicate per l’occasione, è questa qui (vale anche come secondo consiglio di newsletter)
Dissing veri, non quelli di quei due cosplayer di rapper che non nomino per mantenere questo posto decoroso
Secondary action di un certo livello, nonché occasione per riguardare un capolavoro
Giochino: quale sarà il tempo giusto qui?
“Eccellenza, io trasecolo – anzi, se me lo permette, esorbito.” Una frase che mi ha fatto molto ridere, e occasione per ricordarci l’antidoto al tedio e alle fatica di vivere: fare come faceva Rodari
my name is Luca (non quello della canzone)
a proposito di fuffa-yoga
nell’episodio 2 della seconda stagione di The Bear, Sydney indossa un meraviglioso puffer hood, praticamente un balaclava imbottito. Io sembrerei una anziana contadina russa, ma lo vorrei ugualmente. Pare si trovi solo su Etsy e anzi, se qualche brand famoso ci legge che si dia da fare, perché c’è mercato, anche in ottica vintage (guarda che meraviglia questo). Se anche tu ti diverti a cercare online gli outfit che vedi nelle serie tv, questo sito è la BIBBIA
come vorrei trascorrere ore e ore di momenti giusti in treni così
sì, lo so, è ottobre e ancora non ho messo nulla di autunnale. Be’, qui c’è un sacco di autunno. E qui di più
E per finire, il consueto screenshot:
Io te l’avevo detto…
Grazie del tuo tempo, ti aspetto nella prossima Stanza degli ospiti, con un ospite a cui tengo moltissimo (tengo a tutte e tutti eh, ma per lui ho messo un cuscino in più, e capirai facilmente perché). Stammi bene🌸
Wow 🪷 per il momento (visto che ho conosciuto Controra solo ieri sera tardi) posso dire:
tutto molto bello e accattivante.
Mi intriga
incuriosisce
stuzzica ...
Ben fatto: parole, opere, intenzioni, pic, grafica.
Complimenti 🦋
Col fuffa yoga mi hai conquistata. Non riesco a trovare un posto serio dove imparare (cioè, lo avevo ma ormai è troppo lontano... Giusto qualche centinaio di km), o è ginnastica pura o è... Fuffa yoga!